GIUSEPPE DENTE
«Il surrealista»
Giuseppe Dente è un pittore ma si occupa anche di turismo nell´ambito della formazione.
Il viaggio, in particolare i temi della lontananza e del mare sono il filo conduttore dei suoi lavori. È infatti figlio di una fortunata miscela di esperienze, che hanno avuto come teatro le città di Napoli, Parigi e Roma. La sua vita ha nel “mare nostrum”, cioè nel Mediterraneo, il proprio cuore pulsante: l´acqua è metafora di nascita e rinnovamento, è liquido amniotico primordiale e bolla inviolata di memorie.
Dopo aver esercitato la mano sullo studio dei corpi nudi e sul ritratto, il pittore si è spinto verso un nuovo modo di fare arte. Il suo stile risulta essere un felice connubio tra le visioni dei mostri sacri del surrealismo (Dalì e Magritte, in primis), le icone del movimento metafisico inaugurato da Giorgio de Chirico e la sua personalissima rielaborazione. Per usare le parole dello stesso artista: «Corpi intesi come frammenti, meteore di frammenti come realtà, sovrapposti all´originario, dove ciascuno riconosce il segno dello spazio temporale in un susseguirsi di significati celati nella corporeità presente».
Osservando le sue tele lo spettatore si trova immerso in un dedalo di immagini e simboli, partoriti e accostati per creare nuove alchimie visive. Profondità ed estraneità sono le colonne portanti del discorso intrapreso dall´artista; nei suoi lavori coesiste una volontà di creare spazi che si sviluppano verso il fondo, all´interno dei quali si muovono figure umane strane e misteriose che hanno il difficile compito di dialogare con un ambiente che non ha quasi più nulla di naturale. Corpi di uomini e spesso di donne – preferibilmente nella purezza incontaminata del nudo – si inseriscono all´interno dei suoi paesaggi estranianti. Non parlano direttamente allo spettatore, guardano lontano oltre le cose futili e effimere che capitano ogni giorno, comunicano attraverso il linguaggio del corpo (non è secondario ricordare che Giuseppe Dente ha avuto trascorse e significative esperienze nel campo dell´arte mimica).
Grotte platoniche, sfere del pensiero, occhi indagatori, porte aperte su altre dimensioni, vasi di Pandora e altri miti affiorano sulle due dimensioni della tela, sfondando lo spazio conosciuto ed introducendo la terza dimensione dell´irrealtà, luogo dove tutto è possibile. Ecco dunque che le opere dialogano tra di loro, stabiliscono collegamenti esoterici che mostrano l´intera produzione di questo artista come la declinazione di un unico messaggio, che va letto in tutta la sua complessa ed affascinante interezza.
Questi suoi mondi paralleli vengono imprigionati sulla tela grazie ad una combinazione di carbonato di calcio, aggiunto ai ben più classici pigmenti ad olio: questo espediente consente al pittore di ottenere paste materiche concrete e corpose. Il colore non è un argomento secondario, vive di vita propria e partecipa al bilanciamento definitivo dell´immagine. Come una sinfonia in cui ogni strumento partecipa all´armonia finale.
Fondamentale è anche l´uso del titolo come ausilio interpretativo all´intero lavoro: è la chiave di volta che consente allo spettatore di partecipare alla magia creata dalle immagini. Poche parole evocano sensazioni che scavano nella mente dello spettatore, stimolano uno sguardo interiore con cui è possibile cogliere questa nuova, penetrante realtà.